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27 gennaio 2009
Giorno della Memoria

 
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«Shoah, la Chiesa chiarisca»

di Carlo Marroni

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Resta alta la tensione tra il mondo ebraico e la Chiesa cattolica sulla riabilitazione decisa da Benedetto XVI del vescovo lefebvriano Richard Williamson - uno dei quattro perdonati dopo la scomunica del 1988 - che ha negato pubblicamente l'esistenza della Shoah.
Alla vigilia della Giornata della Memoria esponenti di primo piano delle comunità ebraiche hanno rinnovato le proteste, chiedendo di fatto alla Chiesa un gesto riparatore. «La riabilitazione è un fatto interno, ma sul negazionismo abbiamo molto da dire perché lo riteniamo un'infamia. Ci auguriamo che con la Chiesa cattolica questo sia solo un momento di difficoltà e aspettiamo un gesto positivo», ha detto il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna. Il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, ha aggiunto: «Il problema è lo spazio e la dignitá data non soltanto a un singolo negazionista, ma a un movimento che sul tema teologico che riguarda gli ebrei non accetta le posizioni del Concilio». E il comitato ebraico-cattolico della Svezia, il Paese dove è andata in onda sulla tv di Stato l'intervista al vescovo Williamson con le affermazioni negazioniste, ha chiesto al Vaticano una esplicita condanna dell'esponente della Fraternitá di San Pio X. In Germania il vice presidente della Comunità ebraica tedesca, Dieter Graumann, ha definito la decisione di Benedetto XVI «un atto incredibile di provocazione», aggiungendo che è «particolarmente doloroso, sorprendente e condannabile il fatto che proprio un Papa tedesco favorisca il prodursi di un'epoca glaciale nei rapporti tra ebrei e Chiesa cattolica».

In campo cattolico le posizioni sono univoche: difesa della decisione del Papa, ma condanna delle dichiarazioni di Williamson. Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, al Consiglio permanente ha detto che i vescovi italiani trovano «ingiuste» le parole pronunciate dagli ebrei italiani verso il Papa e ha espresso l'augurio che le difficoltà tra cattolici ed ebrei vengano superate, condannando le dichiarazioni contro Benedetto XVI (il rabbino di Venezia qualche giorno fa ha detto che con Ratzinger il dialogo interreligioso torna indietro di 50 anni). E sulle parole del presule lefebvriano ha detto: «Manifestiamo il dispiacere per le infondate e immotivate dichiarazioni di uno dei quattro vescovi interessati circa la Shoah, dichiarazioni già ripudiate dalla stessa Fraternità».

Condanna molto più netta da parte della Conferenza episcopale tedesca: «Williamson dovrà ritirare prima o poi le sue affermazioni poiché esse non appartengono all'insegnamento della Chiesa cattolica» che dispone di «meccanismi» per far pressione sul vescovo negazionista. Insomma, per la Cei tedesca è «comprensibilissima» l'indignazione della comunità ebraica. Nel frattempo la Procura di Regensburg ha aperto un'inchiesta per il reato di istigazione all'odio popolare nei confronti del vescovo Williamson, che aveva negato l'esistenza dell'Olocausto in un'intervista alla televisione svedese registrata a Zaitzkofen, nei pressi della città bavarese, dove aveva fatto visita ad un seminario della confraternita. Per il cardinale francese Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux e membro della Commissione pontificia "Ecclesia Dei" (l'organismo voluto da Giovanni Paolo II per tentare di ricucire lo strappo con i lefebvriani) la decisione del Papa è un giusto avvio di un dialogo e di riconciliazione, ma di certo le dichiarazioni sullo sterminio sono «inaccettabili».

Per la Santa Sede ha parlato l'Osservatore Romano: le dichiarazioni del vescovo «sono gravissime e incresciose», e anche se «rilasciate prima del documento di revoca della scomunica, restano inaccettabili» scrive il vice direttore Carlo Di Cicco in un editoriale in prima pagina dal titolo "Un copione sbagliato", criticando tuttavia il «tempismo frettoloso» con cui «si è addossata a Benedetto XVI la colpa non solo di resa a posizioni anticonciliari, ma perfino, se non la connivenza, almeno l'imprudenza di sostenere tesi negazioniste sulla Shoah». «Il negazionismo della Shoah non è un'interpretazione storiografica, non è una forma sia pur radicale di revisionismo storico, e con esso non deve essere confuso. Il negazionismo è menzogna che si copre del velo della storia, che prende un'apparenza scientifica, oggettiva, per coprire la sua vera origine, il suo vero movente: l'antisemitismo» ha scritto sempre sull'Osservatore Romano la storica ebrea Anna Foa.
carlo.marroni@ilsole24ore.com

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